domenica 23 febbraio 2014

FIABA SUL RISPETTO DELLA NATURA: 1°“Il mondo di Leon”



“Il mondo di Leon”

Moltissimo tempo fa, in un paese molto lontano vivevano delle magnifiche farfalle. Esse erano magiche; avevano il potere di svegliare i cuori degli uomini. 
In quel tempo nacque, in una famiglia povera, un bambino particolare. Il suo nome era Leon. Egli era un bambino prodigio, all’età di tre anni già sapeva leggere e scrivere piuttosto bene. All’età di sei anni i genitori pensarono di iscriverlo alla scuola con gli altri bambini della sua stessa età. Ma quando venne il momento dell’iscrizione venne detto loro che era necessario pagare una tassa. Essi erano molto poveri e non potevano certo permettersi di pagare nessuna somma.
Così il bambino non potendo frequentare la scuola, passava il suo tempo libero a giocare all’aria aperta ma, soprattutto, mosso dalla sua sete di conoscenza, si divertiva ad osservare gli animaletti del bosco di rimpetto alla sua casa.
Lo incuriosivano di gran lunga gli insetti, ma non faceva loro del male, voleva solo osservarli.
Amava molto la sua famiglia e si prestava ad ogni servizio. Aiutava sia la mamma nelle faccende domestiche, sia il papà, nella raccolta degli ortaggi destinati poi alla vendita.
Accadde un pomeriggio. 
Aveva appena finito di aiutare in famiglia, quando pensò di uscire a giocare all’aria aperta. Egli non aveva amici. Non ne aveva mai avuti e considerava tali gli animaletti del bosco.
Inoltratosi sentì uno strano odore, sembrava quasi di bruciato. Decise di seguire oltre la scia dell’odore anche quello strano fumo che si innalzava dolcemente, ma anche inarrestabile, verso l’alto. Più si addentrava nel bosco, più l’aria si faceva quasi irrespirabile e la visibilità scarseggiava sempre più.
Ma Leon conosceva quel posto come le sue tasche. Quello era il suo spazio di vita nel quale era cresciuto, giocando ed imparando. Aveva ormai compiuto otto anni e quindi si sentiva sicuro di sé…. erano ormai due anni che frequentava quel bosco meraviglioso!! Spesso, quando andava a passeggiare osservando gli insetti o esplorando il luogo, gli sembrava addirittura di sentire delle vocine, alle quali, sebbene navigasse con tanta fantasia, non aveva dato mai troppa importanza. Diceva piuttosto che gli tenevano compagnia nei suoi giochi solitari.
Dunque s’incamminò con animo coraggioso attraverso la coltre grigia seguendo l’odore di bruciato, fino ad arrivare a quella che lui era solito chiamare la “Grande Quercia”, che segnava il punto oltre il quale gli era stato vietato di andare perché troppo distante da casa.
Ma la scia proveniva da più lontano. Osservando verso l’alto e cercando di vedere il cielo tra il grigio del fumo, si accorse che era ancora giorno.
 

Quindi decise di proseguire. accompagnato da quelle strane vocine.
FINE PRIMA PARTE                            (giuba)

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