Oltrepassata
la “Grande Quercia” camminò ancora, sentiva lo scricchiolio delle foglie secche
sotto i suoi passi e fruscii di foglie pendenti dai rami gli accarezzavano i
suoi capelli castani, smuovendogli dispettosamente il berretto. Cominciava a
fare caldo, mentre si asciugava le lacrime che furtivamente gli scendevano
delicatamente solcandogli il suo roseo e magro visetto, mosse dal fumo sempre
più grigio scuro.
Fu
in quel momento che scorse una luce che sembrava brillare di rosso. Sulla luce
stessa schizzi di fumo “saltavano” nell’aria, quasi a voler danzare. Leon
conosceva bene il fuoco e il suo calore. A casa il camino c’era, e molto spesso
era lui stesso che aiutava a fare la legna e ad accenderlo.
Ma
con tutta quell’oscurità nel cielo non l’aveva distinto, e pensava che il
fenomeno che stava osservando era dovuto alle sue amiche lucciole, con le quali
era solito giocare.
All’improvviso
tutto ciò che era intorno a lui iniziò a girare… a girare… a girare sempre più,
finché si sentì cadere. Accanto a lui si riunirono insetti di ogni genere e,
mentre il caldo si faceva sentire sempre di più, le “vocine” presero a parlare
sussurrando all’orecchio del bambino: -Stai tranquillo, gli insetti si
prenderanno cura di te mentre noi andiamo a cercare aiuto-.
Fu lì che Leon si
accorse che a parlare erano state delle magnifiche farfalle, dai colori
meravigliosi e splendenti.
E fu lì che Leon cadde in un sogno meraviglioso.
FINE
SECONDA PARTE
(giuba)
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