lunedì 22 luglio 2024

Al di là del corpo

 

 Un viaggio astrale?

 

Mi trovavo in terapia intensiva ma ormai sveglia anche se ancora collegata ai vari strumenti che monitoravano le mie funzioni vitali. Sembrava fosse sera. Sì, sembrava, perché non riuscivo bene a distinguere la notte dal giorno, non essendoci finestre basse dalle quali poter osservare fuori, anche girando di poco il capo. C’era solo un alto finestrone dal quale penetrava una luce esterna molto fioca, che non ti permetteva di capire con certezza se fosse stata mattina o sera.

Penso fosse sera. Gli occhi mi si chiudevano, e proprio mentre stavo per addormentarmi fece la sua comparsa un bambino. Più o meno poteva avere sette o otto anni. Era stato operato ai testicoli. lo accompagnava il padre. Ricordo che lo sistemarono in un  letto nella stessa sala intensiva dove ero io. Gli infermieri scherzavano con lui per rasserenarlo e sdrammatizzare la situazione. Poi il papà andò via raccomandandosi con il personale infermieristico che per qualsiasi evenienza, lui sarebbe stato a disposizione a qualsiasi ora.

Poi mi addormentai, con la testa rivolta verso il bambino, mi faceva tanta tenerezza.

Poi d’un tratto... il caos.

Una grande confusione mi aveva svegliata. Davanti a me c’era un susseguirsi di medici e infermieri. Andavano e venivano dal letto del bambino. Ricordo benissimo di aver sentito esclamare uno di loro di chiamare immediatamente il padre, perché il bambino aveva avuto una complicazione dovuta all’operazione che aveva subito. Questa complicazione gli stava mettendo a rischio la vita e, quindi, doveva essere operato di nuovo e con urgenza.

Ricordo benissimo quell’“andirivieni”di infermieri e medici. Come dimenticarlo? Quel su e giù continuo del personale medico mi aveva tenuta sveglia. Avevo visto il ricovero del bambino, mi aveva fatto un’infinita tenerezza, e, ora pensare che non sarebbe sopravvissuto, mi stava spezzando il cuore.

Finché mi addormentai.

La mattina presto, tutto riprese vita intorno a me. I controlli erano ferrei, ed io ero ancora collegata con tutti gli strumenti che controllavano i miei stati vitali. Però ora potevo parlare, con un filo di voce, ma potevo farlo. Quindi, quando l’infermiera mi si avvicinò non persi tempo nel rivolgermi a lei e, con tono triste le dissi che ero davvero dispiaciuta per il bambino.

L’infermiera mi guardò con uno sguardo sbalordito, ancora riesco a ricordare l’espressione meravigliata del suo volto e, rivolgendosi a me, mi chiese con un finto tono pacato: “Bambino? Quale bambino?” Io le raccontai tutto ciò a cui avevo assistito durante la notte, senza omettere nessun particolare. Ma lei disse che non poteva essere reale nulla di quanto le avevo raccontato, poiché la sala intensiva dove ero ricoverata io ero solo per adulti, non certo per bambini. Tra l’altro, aggiunse, la sala intensiva pediatrica era posta ad un piano inferiore, io ero invece ricoverata all’ultimo piano, per l’appunto in quella degli adulti.

Allora compresi che avevo solo immaginato tutto...... ma questo mio pensiero durò un attimo, giusto il tempo di sentire la stessa infermiera, che allontanatasi da me e  poco attenta al suo tono di voce si rivolse ai colleghi chiedendo loro se qualcuno mi avesse detto del bambino deceduto nella notte in terapia intensiva pediatrica. Certamente nessuno poteva essere stato, così si chiesero come avrei mai potuto esserne venuta a conoscenza. 

Era stato semplicemente un mio viaggio astrale. Riconoscerei quel bambino ovunque.

giuba

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