sabato 6 dicembre 2014

RACCONTO SUGLI ANIMALI: (1° parte)" Con i tuoi occhi"



" Con i tuoi occhi"

Sono nato in un giorno d’autunno.
 

Ricordo il freddo su di me. E ricordo quei giorni trascorsi con i miei fratelli e le mie sorelle. Sebbene molto diversi, eravamo molto uniti. Il ricordo dei miei genitori, invece, mi sfugge. Faceva freddo, sì, ma l’uno contro l’altro ci riscaldavamo. Tutti ci trattavano con amore. Però il posto dove vivevamo non mi piaceva molto, era squallido e freddo e avevo saputo che sarebbe stato troppo caldo nei mesi estivi, quasi a farti mancare il respiro. Oltretutto, spesso c’erano rumori assordanti di macchine che sfrecciavano e nuvole grigiastre di smog che si sollevavano rapidamente lasciando un odore sgradevole tutt’intorno e che rendeva l’aria quasi irrespirabile. 
Era l’amore l’uno per l’altro che ci dava la forza di andare avanti.
Poi,  un brutto giorno, uno di noi venne portato via. Ho ancora davanti ai miei occhi quella triste visione: due mani che con  delicatezza lo sollevarono e lo portarono via.
Da quel momento non lo vidi più.


Nel corso dei giorni seguenti accadde lo stesso anche agli altri miei fratelli e sorelle, finché fummo rimasti in due.
Io e mio fratello cercavamo di riscaldarci più che potevamo l’uno contro l’altro per far fronte a quel freddo pungente della notte. Fortunatamente i pasti erano caldi. Passammo insieme ancora un po’ di giorni, finché accadde ciò che avevo sempre temuto: arrivarono due famiglie con dei bambini, che desideravano da tempo un cagnolino da accudire. I loro genitori erano però stati molto chiari: avrebbero preso solo cagnolini maschi e non femmine. Così presero solo uno di noi. 
Io rimasi solo, convinti che ero una femmina.
Ricordo di aver sentito una stretta dirompente al cuore, e le lacrime mi scendevano senza controllo, tremavo. Tremava ogni parte del mio corpicino. E non di freddo. Anzi, il dolore aveva soffocato i brividi di una giornata quasi invernale. Ma onestamente quella brutta sensazione che era in me non era dovuta neanche al fatto che ero rimasto solo ma, era il pensiero per la mia famiglia: dove erano finiti i miei fratelli? E le mie sorelle? Si trovavano bene oppure no? Io, anche se ormai solo, conoscevo bene il posto in cui vivevo; d’accordo, le coccole erano poche o forse quasi non c’erano, e poi quelle sbarre che avevano sempre limitato i miei movimenti; in più ora cominciava a farsi sentire la solitudine, e iniziavo a desiderare di vedere il tramonto del sole non più dietro le sbarre. Ma un pasto caldo io comunque l’avevo.
I giorni passavano veloci ed io ero sempre più triste e solo. Iniziai a pensare che forse la mia vita era tutta lì, dietro quelle sbarre, dove era iniziata circa tre mesi fa e, forse dove doveva finire.
Certo che strano! In soli tre mesi la mia vita aveva già subito tanti cambiamenti!

Ma ancora non sapevo che il vero cambiamento della mia vita stava per arrivare.
Una mattina si presentò al canile una famiglia che intendeva adottare un cagnolino, maschio o femmina non aveva importanza. Vidi queste persone fermarsi davanti a me. Gli occhi della bambina mi fissavano con insistenza e sembravano traboccare d’amore. Mentre il bambino più piccolo mi guardava incuriosito dal passeggino. Fu qualcosa che scattò a “pelle”. Era una sensazione strana....come se quella era da sempre stata la mia famiglia. Forse anche per me era arrivato il momento di andarmene da lì. O forse no.
I dubbi vennero spazzati via subito dalla mia mente, non appena venni preso e portato via. In un istante mi ritrovai in una specie di infermeria dove mi visitarono e mi iniettarono qualcosa sotto la cute.
Infine mi diedero qualche goccia da ingerire e fui consegnato alla mia nuova famiglia.
Stava per iniziare per me una vita nuova! Che meraviglia!


( fine prima parte)                                                                       (giuba)

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